Buonanotte Freud !

Inizio questo post, contrariamente al passato, partendo subito da una nuova mea maxima culpa.

Ho capito di aver commesso un errore nei precedenti post del blog.
Una cosa che mi è sempre piaciuta, nel contesto dello scrivere, è la stesura di testi di canzoni.
La necessità di produrre testi di impatto, secondo gli schemi giusti per una canzone, induce a ricercare un titolo d’effetto restando fedele al suo significato più lineare: questo ha limitato però la libertà necessaria, nonché il piacere stesso dell’affrontare l’argomento, per una confusione di fondo.

Un articolo non è una canzone e nemmeno una poesia.
In una canzone il significato è piccolo e molto sintetico, trovando nel titolo tutto il riassunto.
Inconsciamente, scrivevo indeciso tra l’avere l’impatto di una canzone ed il riprodurre il flusso di un racconto, così gli ultimi post si sono dimostrati forse troppo vuoti o piatti.

Perché molto attratto dal titolo di questo post, nella sezione piccoli sounds esiste un testo con questo stesso titolo*.

Credo sia stato un bene aver fatto coscienza di questo errore, prima della stesura di questo post, perché l’argomento che affronterò è uno dei
più affascinanti, nel campo della mia passione: la mente umana.


Tra tutti i buoni propositi evolutivi della quarantena , c’è quello di leggere finalmente tutti i libri accumulati negli anni e parcheggiati in mensole o scatoloni.
Uno di questi libri, a proposito della mia passione, è ” Il sogno e la sua interpretazione” di Freud.
Anche nei precedenti post il tema del sogno è ricorrente, se inteso come sogno ad occhi aperti. E’ arrivato quindi il momento di approfondire qualche aspetto.


Nei precedenti post parlo spesso del pianificare, inteso proprio come risultato di quel sognare ad occhi aperti che si traduce poi in decisioni concrete: in un modo di agire e pensare che porta ai risultati voluti.
La mente umana resterà sempre un mistero e chiunque tenti di sondarne gli elementi portanti diventa un mito, non necessariamente in campo puramente scientifico.
Alla luce di una teoria freudiana riguardante l’origine e la creazione dei sogni, mi sono quindi chiesto se queste conoscenze potessero essere applicate anche ai sogni ad occhi aperti: per comprenderne meglio la loro natura ed il potenziale.
Ho pensato questo, basandomi proprio su quanto Freud fosse sicuro di poter trattare nevrosi ed altri quadri patologici della psiche, come se nascessero dallo stesso meccanismo alla base dei normali sogni.

Suonerebbe comico dire ” La tua nevrosi è fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni” , eppure ora non sembra tanto irreale questo concetto.
Sarà per questo che tendiamo a dare del pazzo a chi sogna ad occhi aperti?.

Sono sempre stato per le teorie che vadano a buon fine, senza impormi di stare dentro schemi prestabiliti a priori.
Spesso la gente si sorprendeva del fatto che – da studente veterano di medicina – appoggiassi i principi di base delle teorie omeopatiche e, in generale, tante altre visioni non propriamente occidentali o scientifiche.
La mia risposta è semplice: Se funziona, ben venga!.

Ho sempre percepito il metodo scientifico come troppo limitato verso l’interpretazione della realtà.
Credo infatti che mancherà sempre qualcosa soprattutto nella medicina – forse riguardante più lo spirito che la medicina stessa – e fino ad allora tutti, cialtroni e non, potremo ipotizzare ed anche sognare.
In particolare, riguardo alla medicina orientale ed all’omeopatia, credo sia sbagliato il loro presupposto.
Non mi vorrei dilungare su questo, ma tutte le visioni più ” orientali” presentano poco senso, se applicate su individui il cui stile di vita è totalmente ” occidentale”.

Viviamo perennemente sotto stress, schiavi di ogni banale farmaco da banco.
Mangiamo carne di animali che vivono sotto stress e che mangiano alimenti poco salutari e carichi anche questi di farmaci.
Inaliamo smog e ci irradiamo con Wi-Fi, Bluetooth, 5G, 4G, 3G etc.
Partendo da questa base fortemente compromessa, sapete allora che beneficio potrebbero apportare tre compresse di melaleuca al mattino?: un emerito cazzo.
Come in tutti i grandi cambiamenti della mente umana, l’ambiente e la mente sono le basi di partenza.
Quando adotteremo uno stile di vita meno nevrotico ed a misura di uomo, allora forse la medicina orientale avrà più senso.
Ed in quel caso, avrebbe anche più senso parlare di prevenzione dalle malattie, piuttosto che di malattie: sono pure utopie in questi tempi.


Viviamo da anni persi in piccoli spazi, dove riversiamo tutta la merda della nostra mente e lo facciamo illudendoci che, questo, sia vivere.
Per non sentirci stupidi, allora sosteniamo che vivere faccia palesemente schifo.
Il pensiero è dunque: Io vivo in modo giusto, è la vita che fa schifo.
Suona un po’ come affermare: Io compro solo i colori, è il pennello che disegna il quadro: è la morte consensuale dell’intelligenza umana.
Eppure questo è l’approccio più di tendenza ed è così che ci spegniamo giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo: l’uomo come vittima della sua stessa realtà.


Quando qualcuno – la pecora nera – tenta di acquisire un minimo controllo fuori dagli schemi, ecco che nasce l’emarginazione e l’alienazione.
Non mi soffermerò su questo aspetto specifico, ma vorrei solo ricordare che è nella natura dell’evoluzione partire da un sogno, prima ancora che da un’idea.
Ciò che si può sognare può essere concepito ed idealizzato e se può essere idealizzato, può essere studiato e riprodotto, cioè messo in pratica.
Mi domando allora se Freud – a sua insaputa – avesse scoperto un meccanismo riguardante non solo i sogni, ma anche la vita stessa.
Se la teoria dell’interpretazione dei sogni nascondesse un segreto?.
Se a contare davvero non fosse il sogno in sé ma il meccanismo che lo genera? E se questo meccanismo si potesse applicare anche all’interpretazione della realtà, non solo dei sogni?.
Parto dal presupposto che la realtà globale sia la somma delle realtà individuali.
Potrebbe apparire paradossale, ma ritengo che la realtà che noi conosciamo sia dipendente – in termini di grandezza – da quante persone conosciamo.
Affermo questo, pensando che tutta la nostra realtà individuale sia creata da noi stessi, perché è riflesso del nostro pensiero.
La vita è imprevedibile, ma quante persone che soffrono fortemente di vertigini fanno gli addetti alla costruzione di grattacieli?. Affrontando la fobia, potrebbero imporsi di superarla, in caso contrario dubito la loro realtà preveda di avere a che fare concretamente con altezze.
Questo è – in estrema sintesi – il principio: non ci sono strane magie a monte, perché la magia sta nel mezzo.
La magia sta nel come creiamo la realtà ed in tutte le combinazioni inattese che si possono manifestare.
Tutte queste combinazioni ci riportano ad un unico filo conduttore del discorso: l’abilità nel sognare ad occhi aperti.
L’atto del sognare ad occhi aperti è un portare la mente umana oltre l’immaginazione.
Immaginando, l’uomo crea con il pensiero scenari futuri, basandosi sulla consapevolezza e sulla coscienza di ciò di cui dispone.
Immagina ciò che ancora non c’è, ma le risorse per immaginare le trae tutte dalla parte conscia e razionale: risponderà cioè ai comandi della ragione.

Per comprenderne la differenza, ritengo si possa affermare che immaginare riempie uno spazio esistente, sognare ad occhi aperti lo crea.


Si potrebbe dunque dire che, immaginare, sia un atto meno libero del sognare ad occhi aperti.
Il sognare ad occhi aperti, infatti, si basa su quel meccanismo – ai confini tra spirito e materia – che è l’accesso al mondo del subconscio.

E’ una sorta di brainstorming estremamente più evoluto.
Per poterlo concepire meglio, dovremmo immaginare il cervello come filtro intelligente tra il nostro mondo ed il mondo dei sogni.
Definirli sogni è banale: preferirei definirli parti di consapevolezza che aspettano di realizzarsi.
L’atto di sognare, quando la parte razionale del cervello sta dormendo, apparentemente è qualcosa di incontrollato dalla ragione.
Ecco, è proprio in questa concezione che Freud si è inserito correggendo la vecchia visione.
Il cervello lavora anche – e soprattutto – durante il sonno.
Quel filtro al quale l’ho paragonato, funziona proprio quando non siamo coscienti, cioè quando dormiamo.
La visione di Freud arriva, forse con alcune forzature, a definire come tutti i desideri ed i bisogni che proviamo e spediamo nel subconscio, quando dormiamo riattraversano il filtro, vengono poi rielaborati e rappresentati in modo coerente ed, infine, si ripresentano nei sogni.
Esiste un risvolto comico in tutto questo.
Secondo Freud, come primo aspetto, gran parte di questi bisogni sono di natura sessuale.
Non siamo sognatori: siamo dei cazzo di erotomani narcolettici.
Oltre questo, il bisogno che noi abbiamo ” inviato” al subconscio dimenticandolo, non ritorna nella sua forma più ovvia: ritorna con un senso opposto.
Come se desiderassimo le fragole e la notte sognassimo di essere mangiati da una fragola. Senza uso di droghe: funziona così, approssimativamente.
La mente umana, inoltre, sa che per superare il test e poter diventare un sogno, tutta la nostra elaborazione deve sembrare ” reale”.
Deve ciò far entrare dal subconscio pensieri e bisogni che sono stati ignorati, li deve modificare invertendoli e li deve poi unire tra loro affinché il sogno
possa essere percepito da noi sognatori come se reale.
Freud ha identificato tre diverse tipologie di sogno, con un contenuto irrazionale via via crescente.
Ci sono i sogni “razionali”: come sognare ciò che si è deciso di fare il giorno successivo. Capita anche con le cose banali, quali sognare di esserci già preparati e vestiti per uscire, mentre in realtà non ci siamo ancora svegliati.
Ci sono quei sogni apparentemente razionali, cioè quelli che sembrano logici e normali nello svolgimento, finché non capisci – ad esempio – che stai vivendo in una casa che senti sia tua, ma che non sia assolutamente come quella reale.

Per intenderci, sono i sogni in cui tua mamma è stata rimpiazzata da Antonella Clerici e per te lei è tua madre, senza alcun problema. Ovvio, no?.
La terza categoria è quella più fantasiosa e più divertente.
Potremmo definire questi sogni come quelli in cui i nostri bisogni vengono talmente modificati che la finiamo a sognare di pilotare aerei che però non volano ma rotolano sul deserto per poi portarti a casa di una vecchia zia che ti consegna un pacco.
Quel pacco, che tu vedi come piccolo pacco, contiene un bambino che sta per nascere a New York.
Tu non sai nemmeno in che direzione sia New York, ma non ti interessa: il bambino sta per nascere e nascerà a New York.
Li a New York ti aspetta una tua zia che non hai mai conosciuto, ma verso la quale senti un affetto immenso.
Arrivi all’aeroporto che tu sai essere in America, ma sei a Ciampino. Ecco.
Ti svegli e ti chiedi perché.
Qui interverrebbe Freud con la sua cartella nera da psicanalista.
Conoscendo i meccanismi di base del sogno umano, ti direbbe che forse -inconsciamente – sei alla ricerca di affetto e rifiuti la responsabilità di cercarlo.
Sono 130€, ecco la fattura.
Il sogno ci rende in una chiave fantasiosa ciò che ignoriamo durante la veglia.
E’ come se la nostra coscienza volesse punirci per aver ignorato i suoi bisogni e cogliesse l’occasione per vendicarsi quando dormiamo.
Ciò che ignori da sveglio, diventa la tua realtà da addormentato.
E’ come se fosse una lezione di vita, non una lezione lineare secondo lo schema causa ed effetto. No, brutto coglione: la tua coscienza è perennemente incazzata per la vita che fai e per quanto la ignori.
Così, ci sono quelle notti in cui è così incazzata che ti lancia a pioggia certi sogni che sono come i peggiori deliri: di quelli in cui ti sveglieresti ad applaudire al regista.
La coscienza sovraccarica attiva la modalità turbo del filtro e tira fuori a raffica tutte le peggiori stronzate dimenticate.
Le inverte, le amplifica, le monta insieme e te le invia in riproduzione con tanto di effetti sonori dolby surround.
A volte è brava nella produzione di incubi, altre nella produzione di scene umilianti. Può anche essere cattiva, la coscienza.
Freud ci ha mostrato che, in quanto opera della coscienza, nulla è lasciato al caso e nulla è incontrollato: c’è sempre un’intelligenza dietro un sogno.
Terminato il libro illuminante sui risultati della ricerca Freudiana, mi sono chiesto dunque se potessimo sfruttare questo meccanismo innato nella mente umana, sognando ad occhi aperti.
Il presupposto sarebbe di intercettare i bisogni ignorati prima che siano rilasciati nel subconscio e dimenticati temporaneamente.
Captare questi bisogni significherebbe avere una grande coscienza di sé ed una grande chiarezza su sé stesso e sui propri bisogni.
La mente umana non è fatta per conservare ogni traccia dei meccanismi con cui agisce: per questo esiste la logica.
Noi percepiamo qualcosa come logico, ma non necessariamente sappiamo come siamo arrivati a quella logicità.
Così, i desideri nascono da bisogni e noi possiamo avvertire un desiderio e cercare di soddisfarlo, ma possiamo anche aver dimenticato il bisogno che lo ha generato.
E’ logico che il desiderio sia nato da un bisogno, ma non sempre abbiamo coscienza del bisogno.
Come se la mente ci dicesse: ” fidati, lo so io da dove arriva il tuo desiderio”.
Risalire a quel bisogno è il primo passo per sognare ad occhi aperti.
Che ci si aiuti con l’intuizione o con il semplice ascoltare i pensieri, è ora necessario passare al passo successivo.
Il filtro del cervello funzionante durante il sogno, è impostato in una modalità che si sposa più con l’urlare vendetta che con la nostra serenità.
In questo senso, non avremmo quindi bisogno di dare una interpretazione dei sogni ad occhi aperti. Almeno in teoria.
Esiste poi qualcuno nato con l’indole di sognatore ad occhi aperti e che necessità di una interpretazione anche di ciò che sogna nella fase di veglia: spesso è un artista.
Il filtro del cervello, nel sogno ad occhi aperti, deve essere tarato sulla coerenza.
Non coerenza con la realtà, bensì coerenza con la necessità di soddisfare quel bisogno in modo razionale, producendo felicità.
Se dovessimo immaginare il filtro come dotato di una manopola e varie voci selezionabili, per sognare ad occhi aperti, dovremmo ruotare la manopola dalla voce ” ora sono cazzi tuoi” a ” felicità”.
Dunque, il filtro avrà sempre accesso al subconscio e permetterà alle idee sparse dentro questo di uscire ed essere rielaborate.
La rielaborazione, con il filtro felicità, non inverte il bisogno ma lo processa direttamente, rendendolo il più efficace e chiaro possibile, per poi rappresentarlo.
I bisogni rappresentati, vengono poi uniti tra loro a generare un racconto.
Questo racconto, rispetto al vero sogno, deve essere necessariamente coerente con la realtà.
Per intenderci, non sogniamo ad occhi aperti che nostra madre sia una donna mai vista prima. Qualcuno magari desidera avere come madre un’altra persona, ma questo è un altro discorso.
Se con Freud abbiamo capito che il sogno è creato dalla mente e dalla ragione, dunque ha una propria logica ed è inoltre una proprietà intrinseca del cervello,
perché il sognare ad occhi aperti – che rispetta le stesse regole – è spesso ritenuto come indice di stupidità o immaturità?.
Già dalle prime civiltà, la società si reggeva sull’interpretazione dei sogni da parte di primitive Vanna Marchi mediorientali.
Si riteneva però che i sogni fossero qualcosa di origine mistica.
Quel filtro che anche Freud identifica sotto forma di meccanismi specifici, ai primordi si pensava facesse entrare nel sonno non i bisogni repressi,
bensì messaggi e notizie utili dal mondo dello spirito.
Che si parli di aldilà, di subconscio o di archivio di bisogni repressi, è da li che traiamo i mezzi per far funzionare il meccanismo innato.
Nel sogno ad occhi aperti, troviamo un alleato motivazionale più che valido.
Tutte le teorie new age dicono: ” ciò che desideri, puoi averlo”.
Desiderare è un atto molto faticoso per l’uomo, perché desideriamo tutto ciò che vogliamo avere fortemente.
Per desiderare serve una forte volontà che ormai non tutti hanno, perché ci si accontenta di ciò che richiede meno sacrificio e che ci rende meno controcorrente.
Il sogno ad occhi aperti è la chiave per riattivare il meccanismo della volontà e del desiderio.
Qualcuno, tra le varie accuse, potrebbe ritenere che – ad occhi chiusi o aperti – sempre di sogno si tratti.
Un Freud più illuminato, rispetto al suo tempo, risponderebbe semplicemente no, con la seguente motivazione:
Il sogno è coerente al mancato soddisfacimento del bisogno, mentre il sogno ad occhi aperti è coerente al soddisfacimento del bisogno: stesso meccanismo, obiettivi opposti.
Nel sogno durante la notte, la mente ti punisce perché non ascolti i bisogni, in quello ad occhi aperti ti aiuta perché li stai assecondando.

Così, il nostro cervello ci premia con scariche benefiche di endorfine e dopamina. Questa è la base neurofisiologica di quel fenomeno più complesso e misterioso – quasi magico – che ci rende creatori della realtà.

Per quanto io possa percepire la presenza di qualcosa più grande e meno semplicistica a monte, mi limiterò al semplice e concreto.


Viviamo in un mondo di bisogni.
La realtà stessa è fatta di bisogni.
Freud, da neurologo, ha studiato i sogni con l’obiettivo di poter un giorno risolvere le patologie psichiatriche come le nevrosi.
La psichiatria attuale, associa a queste patologie un’origine risalente ai bisogni del bambino o dell’adulto.
Depressione maggiore, paranoie, ADHD etc, nascono tutti da bisogni interni alla mente e che non trovano, in fondo, un modo comune per essere espressi.
Il contributo del sogno risulta marginale in queste, ma quello del sogno ad occhi aperti potrebbe essere di grande aiuto.
Freud forse aveva rivolto l’attenzione al sogno sbagliato per inseguire il desiderio di guarire queste patologie.
Per quanto triste, lo definirei come un sognatore che non ha mai aperto gli occhi. Quindi, buonanotte Freud.

*Buonanotte Freud

Pubblicato da Andrea #mito Gaviano

Scrivo per passione e per capire cosa penso del mondo.

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